I 5 luoghi segreti da visitare per la tua estate a Milano

Messer Leonardo, Mastro Ruinante e le rane del Chiostro piccolo.

Se dici Santa Maria delle Grazie dici Ultima cena di Leonardo, che a Milano fu di casa senza mai possederne una, fatta eccezione per una vigna, a pochi passi da qui. Arrivata intatta alle soglie del XX secolo, negli anni Venti cadde sotto i colpi degli speculatori e solo una piccola porzione sopravvisse grazie a Ettore Conti, che in quegli stessi anni acquista la Casa degli Atellani con annessa la vigna.

Ancora oggi si può ammirare, in fondo al giardino degli Atellani, resuscitata grazie ai miracoli della scienza. In verità però è un altro l’angolo che vogliamo farvi scoprire. Sorge all’ombra della grande cupola del Bramante il quale, su ordine di Ludovico il Moro che voleva fare di questa chiesa il Mausoleo degli Sforza, senza tanti complimenti demolisce coro, abside e transetto, appena ultimati, per ricostruirli ex novo, firmando una tra le più eccelse opere del Rinascimento lombardo. La disinvoltura con la quale Bramante distrusse quello da altri costruito, gli valse il soprannome di Mastro Riunante, apparso la prima volta in un dialogo satirico del 1517 nel quale l’architetto, ormai defunto, al cospetto di San Pietro che lo redarguisce per aver demolito l’omonima basilica romana, per tutta risposta gli propone di ricostruire l’intero paradiso! Proprio ai piedi di questa meraviglia, si apre alla vista il Chiostro piccolo, detto “delle rane” per via di 4 ranocchi in bronzo che fanno capolino sulla fontana posta al centro e che invece di gracidare spruzzano acqua dalla bocca. Costruito negli stessi anni in cui Mastro Ruinante lavora alla chiesa e a lui attribuito, conserva su due lunette affreschi monocromi attribuiti a Bramantino. Nessuno sa perché le rane siano regine di questo chiostro. Forse per il loro significato simbolico, fin dall’antico Egitto legato alla rinascita e alla resurrezione.

L’incredibile auto-evoluzione della rana ne fa infatti uno dei simboli più perfetti dell’adattamento. Se vi sentite un po’ in trasformazione anche voi, fra il lusco e il brusco, a caccia di ispirazione, questo chiostro fa il caso vostro!

Accesso da Via Caradosso o dalla tribuna bramantesca della chiesa di santa Maria delle Grazie

Orari di apertura:

giorni feriali: 7.00 – 12.00 / 16.00 – 19.30

giorni festivi: 7.30 – 12.30 / 16.00 – 21.00

Milano come Hollywood

A ridosso del Duomo, fra lo scomparso Verziere -oggi Largo Augusto- e Piazza San Babila, in una moderna e anonima galleria affacciata su Largo Corsia dei Servi, sono ormai in pochi a ricordare l’esistenza della Walk of fame declinata in salsa meneghina. A differenza di quella ben più celebre di Los Angeles, meta ogni giorno di fiumi di turisti, a Milano è pressoché ignorata, se non bistrattata. Tant’è che da tempo ormai una parte è occultata dal dehors di un bar. Lungo i bordi, con un po’ di attenzione, si possono vedere tutte le impronte lasciate nelle mattonelle quadrate da personaggi dello spettacolo più o meno noti. Sono qui e non altrove perché nei pressi si trovava la sede del popolare settimanale TV Sorrisi e Canzoni, ideatore e organizzatore della “Notte dei Telegatti”, versione all’italiana degli Oscar, in occasione della quale ogni anno venivano nominati, proprio come a Los Angeles, i più amati volti del piccolo schermo italiano. Tra i nomi più noti ci sono: Kirk e Michael Douglas, Sylvester Stallone, Sharon Stone, Tony Curtis, Sophie Marceau, la mitica “signora in giallo” Angela Lansbury e la milanesissima Sandra Mondaini.

Milano come Hollywood? Magari. Valorizzata come merita, potrebbe diventare un’altro fantastico primato di questa città.

Largo Corsia dei Servi 21 – Sempre visibile

A Milano non è vero che il verde non esiste: come tutte le meraviglie di questa città c’è ma non si vede. Una vecchia storia che ha inizio con gli spagnoli di Carlo V e il loro brutto vizio d’inventarsi tasse per qualunque cosa: sulla famiglia, gli immobili, i generi di prima necessità e persino sulla neve. Poi ne salta fuori una sul verde privato. Fatta la tassa, trovato l’inganno. E così in brevissimo tempo i giardini scomparvero alla vista dietro alte cortine murarie. Capito come mai i giardini ci sono ma non si vedono? Infatti, in quanti di voi sanno per esempio che nella zona di corso Magenta, dietro un insospettabile portone di un condominio privato si nasconde un bellissimo giardino pubblico dedicato ai bimbi? E che poco più in là, tra i romantici ruderi di un palazzo quattrocentesco distrutto dai bombardamenti, fra statue barocche e sculture di Pomodoro, è possibile passeggiare felici in silenzio all’ombra di alberi secolari? Il primo, recuperato dal Comune di Milano e riaperto alla cittadinanza ormai già da 6 anni, è tutto quel che resta di un ben più grande appezzamento di terreno che era pertinenza di una delle case appartenute ai Medici.

Il secondo, dedicato a Aristide Calderini (noto archeologo milanese) e legato alla memoria di un giovanissimo “ragazzo che qui ha trascorso molte ore serene con i suoi amici”, era la fastosa dimora della nobile e antichissima famiglia Corio, alla quale è appartenuto Bernardino, storico e umanista della corte sforzesca di Ludovico il Moro al quale dobbiamo una delle più belle Storie di Milano. D’altra parte, un uomo che al suo battesimo aveva come invitati «il conte Galeazzo, puoi duca di Milano, il signore Ruberto Sanseverino, il conte Gasparo de Vimerchato, Pietro de Pusterla, Cicho Simonetta, primo segretario ducale, Thomasio da Bologna, et Antonio Guidobono, nobile derthonese», – come lo stesso Bernardino ci racconta – altro non poteva diventare che un impareggiabile cronista dei suoi tempi. Se volete respirare un po’ di quell’atmosfera, venite a passeggiar da queste parti: le emozioni sono garantite!

Via Terraggio 5 e Via Sant’Agnese. 

Il primo è aperto tutti i giorni tranne la domenica. Il secondo è sempre aperto.

“Camera” con vista

Milano non ha mai sofferto di vertigini. Le emozioni forti le sono sempre piaciute. In barba alla sua caratteristica espansione orizzontale, il desiderio di salire lo ha sempre covato all’ombra di quel Duomo che con la sua tensione verso l’alto qualcosa sulla vera natura di questa città ce l’avrebbe pur dovuta dire. Dai oggi, dai domani, dopo un timido accenno nei ruggenti anni Venti, diventato clangore nei razionalisti anni Trenta, finalmente dal secondo dopoguerra i palazzi iniziano davvero a salire. Nel 1954 in piazza della Repubblica viene inaugurata la Torre Breda progettata da Luigi Mattioni. Alta 116 metri per ben 31 piani, conquista una serie di primati fra cui quello di essere l’edificio di abitazioni più alto d’Italia e il primo a superare l’altezza della Madonnina (109,5 m). Fino ad allora nessuno aveva osato. Poi fu la volta del Grattacielo Pirelli, icona di Milano per decenni, progettato da Gio Ponti e inaugurato nel 1960 con una cerimonia che comprese la posa sulla sua sommità di una copia della Madonnina. La stessa che è stata celebrata per il nuovo Palazzo Lombardia, sul cui tetto campeggia un’altra bella copia delle celebre statua. È stato il primo nel nuovo millennio a cambiare radicalmente lo Sky Line milanese insieme alla non lontana Torre Unicredit. Sede della Regione Lombardia, costruito secondo i più innovativi criteri di ecosostenibilità e firmato da grandi nomi dell’architettura internazionale, coi sui 39 piani, è emblema di una nuova espansione della città, tutta verticale. Qui l’arte è di casa fin dalle colonne portanti dell’atrio, letteralmente rivestite di opere realizzate da artisti italiani e stranieri. Dal suo Belvedere Milano è a portata di mano. Persino l’aeroplano che si alza in volo da Linate ti sembra vicino. Saliteci in una domenica tersa e senza nubi, e godetevi lo spettacolo!

Piazza Città di Lombardia

Aperto al pubblico domenica 6 agosto dalle 10 alle 18

Milano Imprevedibile

Milano è davvero la città più nascosta d’Italia. Nessuna come lei è capace di sorprenderti a ogni angolo rivelando, dietro facciate anonime e senza sorriso, autentiche imprevedibili meraviglie. Come in questo caso: in un grande complesso moderno privato, nascosto alla vista, sopravvive uno dei più raffinati cortili quattrocenteschi della città. È tutto quel che rimane di Casa Dal Verme, commissionata da Jacopo Dal Verme alla fine del XIV secolo e edificata su un terreno donatogli da Gian Galeazzo Visconti. Andata distrutta nel corso dei bombardamenti del 1943, aveva annesso un magnifico giardino del quale sopravvive solo una piccola parte. Nota per aver fornito al ducato di Milano e alla Serenissima valorosi uomini d’arme, protagonisti di gloriose imprese belliche, al mestiere delle armi la famiglia Dal Verme alternava memorabili otia letterari ai quali venivano invitati amici, novellieri e insigni intellettuali. Varcare la soglia non è impresa facile. Solo in pochi, armati di molto garbo e gentilezza, con un pizzico di fortuna, riescono a conquistare il passo. Se siete riusciti nell’impresa, davanti a voi si apre questo magnifico cortile quadrato, con portico retto da eleganti colonne di serizzo, le cui volte e arcate sono decorate con eleganti motivi a rosette e trompe-l’oeil, circondati da leggiadri nastri dai colori vivaci. Tra gli archi sono inseriti medaglioni in terracotta nei quali sono incastonati otto ritratti in marmo degli Sforza. I due personaggi posti di fronte all’ingresso sono da identificare come Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti.

Via Puccini, 3

Trattandosi di un edificio privato potervi accedere non è cosa da dare per scontata. Un tentativo però si può fare recandosi direttamente sul posto in orario di portineria e chiedendo con garbo al portiere il permesso di vedere il cortile. Comunque vada ne vale la pena!