La storia di Uber è iniziata nel 2010 per risolvere un semplice problema: come posso spostarmi al punto A al punto B in modo facile e immediato? Più di 15 miliardi di viaggi dopo si può affermare che Uber ha cambiato il modo in cui persone, cibo e cose si muovono attraverso le città di tutto il mondo: siamo infatti presenti in 10mila città di 69 paesi di tutti e 6 i continenti e ogni giorno contiamo 18 milioni di viaggi attraverso la nostra piattaforma che offre così opportunità di lavoro a circa 5 milioni di driver in tutto il mondo.

In questi 10 anni abbiamo contribuito a cambiare il modo in cui le persone si spostano nelle città, partendo dalle macchine per arrivare a essere un vera e propria piattaforma multi-modale di mobilità che include biciclette elettriche, monopattini e mezzi di trasporto pubblico, con l’obiettivo di ridurre l’utilizzo della macchina privata a favore di sistemi di spostamento più sostenibili.

Per fare questo ci siamo messi a disposizione delle istituzioni, dei governi e dei legislatori di tutto il mondo per fornire il nostro contributo nell’ammodernare le leggi che regolano il trasporto delle persone. Abbiamo tanti esempi, dagli Stati Uniti all’Australia, dall’Asia all’Europa, che possono essere oggetto di studio. Nello specifico crediamo che ci siano casi come la Spagna, il Regno Unito, il Portogallo, l’Olanda e la Finlandia, solo per rimanere nel nostro continente, che possono rappresentare uno stimolo anche per l’Italia: ovvero una una sempre maggiore efficienza del mercato e una complementarietà tra l’operatività dei taxi e quella dei cosiddetti PHV (private hire vehicles), che in Italia sono gli NCC.

L’evoluzione dei servizi di trasporto non di linea è stata favorita negli ultimi anni dalla crescita delle piattaforme digitali, dalle app come Uber ma non solo: è stata confermata anche da diversi esperti e dalla stessa Corte Costituzionale che recentemente si è espressa sul ritorno in rimessa, di fatto dichiarandolo incostituzionale, e sulla necessità di una nuova legge che regoli il trasporto pubblico non di linea proprio tenendo conto delle trasformazioni e delle opportunità create dalla tecnologia.

E proprio da qui, da queste sempre maggiori possibilità vogliamo ripartire, a maggior ragione in questo momento post Covid: l’impegno di Uber nel portare i benefici di una nuova mobilità nel nostro paese è testimoniato anche dall’audizione in Parlamento nel gennaio 2019, un momento fondamentale in cui abbiamo ribadito il nostro impegno a collaborare con le istituzioni per lavorare assieme ad una mobilità sostenibile e in totale sintonia con le leggi del paese.

La nostra visione per l’Italia, dove nel 2019 oltre 4 milioni di persone hanno aperto la App Uber e che vede un rapporto taxi/macchine con conducente per numero di abitanti tra i più bassi d’Europa, è di diventare una vera e propria piattaforma di mobilità che includa diverse alternative di trasporto dagli NCC ai taxi, dalle biciclette elettriche ai monopattini fino alla possibilità di includere nella pianificazione di viaggio anche il trasporto pubblico locale.

E come lo faremo? Offrendo un servizio sempre più sicuro, affidabile e accessibile. Aumentando la nostra presenza nel paese in più città, con un prodotto differenziato, garantendo tutte le misure di sicurezza richieste dalla specifica situazione post lockdown, inclusa la Mask Verification per gli autisti.

Entro la fine dell’anno lanceremo il servizio Uber Taxi a Napoli, servizio già attivo dal 2018 a Torino, ed estenderemo il servizio Uber Black in altre 2 città italiane oltre a Milano e Roma. In questo modo saremo presenti, entro la fine del 2020, in 6 città italiane, permettendo così a circa 11 milioni di persone (ovvero circa il 20% della popolazione italiana) di avere la possibilità di accedere alla app Uber e ai suoi servizi. 

Il tutto contribuendo al dibattito insieme a tutti gli operatori e lavorando con le istituzioni ad una riforma che tutto il settore sta aspettando da oltre 20 anni e che recepisca la recente sentenza della Corte Costituzionale: una vera e propria pietra miliare in tema perché sancisce che il problema principale è costituito dalla mancanza di un quadro legislativo coerente e completo, che tenga conto di tutte le potenzialità offerte dalle piattaforme digitali. 

 

Lorenzo Pireddu, General Manager Uber Italia